Fondo pensione: come pagare meno tasse

 Uno degli aspetti più importanti della nuova normativa dei fondi pensione entrata in vigore a partire dal 2007 è legato all’ambito fiscale.

La previdenza complementare come più volte sottolineato nasce dall’esigenza di andare a colmare quello che sarà il futuro gap, tasso di sostituzione, tra l’ultimo reddito percepito, qualunque sia l’attività lavorativa svolta, ed il reddito erogato dalla previdenza pubblica una volta raggiunta appunto l’età pensionistica.

Ad oggi l’ente governativo Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione) che sovrintende a tutte le varie tipologie di forme pensionistiche integrative, per esempio stima che un dipendente con 30 anni di contributi riceverà nel 2040 dalla previdenza pubblica il 48% dell’ultima sua retribuzione, un autonomo il 29% ! Questi tassi di sostituzione saranno rivisti e ritoccati verso il basso ormai con scadenze annuali, poiché lo scenario socio-economico-demografico è in costante e continua evoluzione.

Da qui la forte incentivazione in termini di sgravio fiscale per i fondi pensione: in altri termini ogni aderente a forme di previdenza complementare ha il diritto di portare in deduzione fiscale dal proprio reddito imponibile l’importo versato sul fondo qualunque esso sia fino ad un massimo di 5.164,56 €. Questa operazione potrebbe anche significare una riduzione del proprio scaglione reddituale.

Conti Correnti Trading per investire sui mercati

 Il sistema bancario nel nostro Paese offre oramai la possibilità di poter aprire conti correnti di ogni tipo: da quelli a canone zero a quelli “ricaricabili” per azzerare le spese fisse, a quelli tutto incluso, per i giovani e per i pensionati. Ma ci sono anche i conti correnti trading che offrono servizi dedicati ed evoluti per poter investire sui mercati direttamente online e molto spesso a fronte di commissioni molto basse per ogni transazione eseguita. Un buon conto corrente trading che si rispetti deve offrire l’accesso a quanti più mercati possibili e non solo su azioni, ma anche su valute, obbligazioni e, per chi ha un profilo di rischio “spinto”, anche future e derivati. Per investire occorre anche detenere un deposito titoli che molte banche, specie quelle online, offrono assieme al conto corrente trading senza alcuna spesa di custodia e amministrazione annua.

Carte ricaricabili: cosa sono e come si usano

 Sono comode, pratiche, sicure, ma anche richiedibili senza la necessità di dover per forza aprire un conto corrente. Stiamo parlando delle carte ricaricabili, uno strumento di pagamento, rientrante nella categoria del cosiddetto “denaro di plastica”, che è sempre più utilizzato dalle famiglie per fare acquisti nei negozi e su Internet. La carta ricaricabile, infatti, è una validissima alternativa al contante, ma anche alle classiche carte di credito in quanto non c’è da pagare annualmente, quando prevista, la quota associativa. Ad esempio, le carte ricaricabili vengono molto spesso richieste dai genitori per i propri figli potendo in questo modo tenere meglio sotto controllo le spese; questo perché con una carta ricaricabile non si può mai andare in rosso, il che significa che il controvalore di acquisti che si può fare deve avvenire nei limiti del credito residuo della carta. Di norma per richiedere la carta c’è da pagare un costo di emissione, ma ci sono anche tante ricaricabili emesse dalle banche che non prevedono l’applicazione di tale onere.

Conti correnti tutto incluso

 Un conto corrente con costi fissi, chiari e certi, a fronte della fruizione di tutti i classici servizi bancari, e magari extra-bancari, senza spese ed oneri aggiuntivi. Stiamo parlando dei cosiddetti conti correnti “package”, o se volete “tutto incluso”, che le banche di norma propongono assieme ai conti correnti a canone zero che a prima vista appaiono più convenienti, ma che in funzione della frequenza di utilizzo del rapporto bancario alla lunga potrebbero anche non esserlo. Un buon conto corrente tutto incluso che si rispetti di norma permette di poter operare, a fronte del canone mensile, con qualsiasi canale bancario, sia tradizionale, ovverosia lo sportello fisico, sia alternativo come lo sportello Atm evoluto, Internet, il telefono fisso ed il telefono cellulare. Allo stesso modo, un buon conto corrente tutto incluso prevede anche operazioni illimitate senza costi aggiuntivi per le spese di scrittura sul conto, ma anche tanti altri benefit inclusi che possono variare da banca a banca.

Mutuo surroga: cambiare banca senza spese

 Per chi ha un mutuo da pagare con una banca molto spesso nasce l’esigenza ed il desiderio di cambiarla; questo di norma accade quando l’istituto di credito si rifiuta di rinegoziare un mutuo oneroso e non più al passo con i tempi, con la conseguenza che ci si guarda intorno al fine di rilevare se ci siano altre banche che possano offrire condizioni migliorative. Ebbene, per fortuna da qualche anno, grazie alle Leggi Bersani, i mutuatari possono trasferire il mutuo acceso in una banca in un altro istituto di credito senza pagare spese accessorie, ovverosia i costi notarili, quelli di perizia e, tra l’altro, anche quelli per il trasferimento del debito residuo dalla vecchia alla nuova banca. Questa operazione si chiama surroga o portabilità del mutuo, e rappresenta una delle conquiste degli ultimi anni affinché i finanziamenti ipotecari siano in tutto e per tutto “portatili”, ed affinché sui mutui possa innescarsi competizione e concorrenza a tutto vantaggio del consumatore.

Conti correnti online a canone zero

 Quali sono in Italia i conti correnti online a canone zero più vantaggiosi? Ebbene, oramai quasi tutte le banche in Italia, grandi, piccole e quelle senza sportelli fisici, propongono almeno un conto corrente con il canone zero e con l’operatività online imposta oppure prevalente. In particolare, per un conto corrente online l’operatività via Web è chiaramente imposta per quei conti aperti con le Banche online che non hanno sportelli fisici. E sono di norma proprio questi gli Istituti che propongono i conti correnti online a canone zero più interessanti. Uno dei migliori in assoluto è il Conto Corrente Arancio, a zero spese di apertura, di gestione e di chiusura, con tanti servizi inclusi e con la possibilità di non pagare l’imposta di bollo se si accredita sul conto lo stipendio oppure se si mantiene una giacenza media pari ad almeno 3.000 euro.

Consolidamento debiti per evitare l’insolvenza

 La crisi finanziaria ed economica negli ultimi due anni ha messo a dura prova, molto spesso, la tenuta dei bilanci familiari. Non a caso è crescente oramai da parecchio tempo l’indebitamento medio delle famiglie, con la conseguenza che i rischi di insolvenza, allo stesso modo, tendono ad aumentare. Per evitare di avere problemi con le banche e le società finanziarie, magari perché le rate da pagare ogni mese sono elevate per i finanziamenti contratti, e per eventuali altre forme di credito al consumo come le carte revolving, può essere d’aiuto la formula del consolidamento debiti che, nello specifico, permette di “compattare” le rate in un unico finanziamento magari allungandone la durata media in modo tale che la rata mensile da pagare possa essere bassa e comunque sostenibile in ragione delle mutate capacità di spesa e di risparmio. Sono molte le banche che permettono di accedere a questa formula di finanziamento che viene sottoscritto a fronte dell’estinzione di tutti gli altri prestiti in essere.

Conti deposito: cosa sono e quanto rendono

Negli ultimi anni i tassi attivi applicati sui conti correnti dalle banche si sono via via ridotti fino ad offrire spesso un tasso pari a zero; questo significa che le giacenze, anche quando sono elevate, sono sostanzialmente infruttifere e, quindi, generano delle perdite intrinseche rispetto ai rendimenti che si possono ottenere con investimenti in strumenti di liquidità “alternativi”. Come diretta conseguenza, da qualche anno in Italia sono stati lanciati e si sono affermati i cosiddetti conti deposito che sono strumenti che offrono sulle giacenze rendimenti non solo decisamente più elevati rispetto ai tassi attivi sui conti correnti, ma spesso anche rispetto a strumenti finanziari “comparabili” come i Bot, i Buoni Ordinari del Tesoro. Con un conto deposito la liquidità può entrare ed uscire operando online ed appoggiandosi al proprio conto corrente abituale.

Carte con Iban: cosa sono e come si usano

 Vengono in gergo definite come “Carte con Iban“, e rappresentano una forma nuova ed evoluta, tra gli strumenti di pagamento, al fine di possedere una carta che da un lato funziona in tutto e per tutto come una prepagata, e dall’altro permette di effettuare le operazioni bancarie di base e più comuni come i bonifici, la domiciliazione delle bollette e le ricariche del telefono cellulare. Questi strumenti di pagamento vengono chiamati “Carte con Iban” proprio perché hanno il codice bancario per poter sia fare, sia ricevere i bonifici. Ma quali vantaggi offrono queste carte rispetto ad una prepagata e/o ad un conto corrente? Ebbene, rispetto alla prepagata la carta con Iban è uno strumento più evoluto, mentre rispetto al conto corrente, se si devono utilizzare solo i servizi di base, è un prodotto economico visto che non si va a pagare l’imposta di bollo che annualmente incide per oltre 34 euro all’anno.

ISC: quanto costa un conto corrente?

 ISC ovvero indice sintetico di costo: di cosa si tratta?

Manca un mese alla fine dell’anno; è tempo di bilanci! Come prevede la normativa ogni correntista riceverà insieme all’ultimo estratto conto trimestrale dell’anno un documento che riporta i costi relativi all’utilizzo del conto corrente il cui totale viene addebitato in un’unica soluzione esattamente in concomitanza del 31 dicembre.

Tipicamente trattasi di voci inerenti le spese di tenuta conto, gli interessi passivi del fido, etc. Molto spesso però rappresentano delle vere e proprie sorprese. Cosa fare allora una volta che si scopre che la propria banca ha addebitato dei costi di cui non si era a conoscenza? Come ci si può orientare se si vuole cambiare conto corrente?

Da quest’anno a seguito dell’entrata in vigore della nuova Normativa sulla trasparenza bancaria, Banca d’Italia obbliga tutti gli istituti a riportare sui documenti di sintesi dei conti correnti il cosiddetto ISC indice sintetico di costo ossia un valore espresso in euro che rappresenta il costo medio annuo di un conto corrente.

L’ISC di un conto corrente viene calcolato in funzione del profilo della clientela che intende utilizzarlo e che Banca d’Italia ha individuato nei 7 (6 “flat” e 1 “a consumo“) riportati qui di seguito: