Uno degli aspetti più importanti della nuova normativa dei fondi pensione entrata in vigore a partire dal 2007 è legato all’ambito fiscale.
La previdenza complementare come più volte sottolineato nasce dall’esigenza di andare a colmare quello che sarà il futuro gap, tasso di sostituzione, tra l’ultimo reddito percepito, qualunque sia l’attività lavorativa svolta, ed il reddito erogato dalla previdenza pubblica una volta raggiunta appunto l’età pensionistica.
Ad oggi l’ente governativo Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione) che sovrintende a tutte le varie tipologie di forme pensionistiche integrative, per esempio stima che un dipendente con 30 anni di contributi riceverà nel 2040 dalla previdenza pubblica il 48% dell’ultima sua retribuzione, un autonomo il 29% ! Questi tassi di sostituzione saranno rivisti e ritoccati verso il basso ormai con scadenze annuali, poiché lo scenario socio-economico-demografico è in costante e continua evoluzione.
Da qui la forte incentivazione in termini di sgravio fiscale per i fondi pensione: in altri termini ogni aderente a forme di previdenza complementare ha il diritto di portare in deduzione fiscale dal proprio reddito imponibile l’importo versato sul fondo qualunque esso sia fino ad un massimo di 5.164,56 €. Questa operazione potrebbe anche significare una riduzione del proprio scaglione reddituale.