Richieste di mutui in forte calo in questo 2011 che è stato segnato da un aumento dei tassi di interesse. Se guardiamo soltanto al mese di giugno da poco trascorso, le famiglie italiane che hanno deciso di acquistare le quattro pareti domestiche e non hanno avuto la possibilità di pagare grazie alla vendita di una precedente proprietà, sono diminuite del 17 per cento rispetto allo stesso periodo del 2010. Se nel gennaio del 2007 gli esperti avevano mostrato grande preoccupazione per cifre non proprio positive, stavolta se è possibile ci si trova in condizioni anche peggiori.
Febbraio in questo senso, era stato tenuto parecchio d’occhio e da allora meno persone via via erano entrate in banca manifestando il bisogno di ricevere un prestito. Nel primo semestre dell’anno, quindi, in tutto si è raggiunto un meno otto per cento rispetto allo stesso periodo del 2010. A fornire questi dati è stata l’ultima edizione del Barometro Crif, che evidenzia una tendenza legata alla famiglia tipo italiana in crisi perchè lo stipendio resta sempre uguale e tutto aumenta. Si arriva a stento a fine mese, il lavoro è difficile da trovare e facile da perdere e in generale non si naviga nell’oro.
In più a questo si aggiunge, la difficoltà dei mercati, la crisi della Grecia e i primi rialzi dei tassi da parte della Bce. Si aspettano ancora degli aumenti e il panico è giustificato, in molti non sanno come comportarsi e si chiedono se sia il caso o meno di effettuare un cambiamento di tipo di mutuo o se sia invece il caso di aspettare. In più seguendo questo trend, secondo tale studio si dovrebbe assistere ad una crescita delle erogazioni e a fine anno l’aumento dovrebbe fermarsi intorno al 7%. In linea di massima, durante il primo semestre dell’anno, secondo Crif si è registrata una maggiore disponibilità da parte degli istituti di credito alla concessione di mutui, questo anche per una conseguente diminuzione dei liveli di rischio. A livello territoriale i cali si sono registrati in Umbria e Valle d’Aosta (-13%), nelle Marche (-12%), in Trentino-Alto Adige e in Puglia (-11%), quindi in Toscana e in Campania (-10%).