Le novità nel provvedimento che allinea normativa italiana e direttive europee.
Il decreto mutui rappresenta un atto governativo che allinea la normativa italiana alla direttiva europea Mortgage Credit Directive numero 17/2014, sul tema delle procedure in caso di mancato pagamento delle rate.
La novità principale è la possibilità offerta alle banche di procedere alla vendita della casa senza passare per l’esecuzione immobiliare ed in maniera diretta in caso di ritardo nel versamento dell’ammortamento. Un perito scelto in accordo tra le due parti stabilirà il prezzo attuale dell’immobile e in seguito si avvierà la vendita vera e propria che tenderà a valorizzare il più possibile alla casa (e non a svenderla come tendenzialmente avviene nelle procedure d’asta).
Diverse associazioni dei consumatori si sono mobilitate nei confronti di tale nuova norma, che nasconderebbe la volontà di accelerare il recupero crediti a scapito delle famiglie: un altro rischio è quello che il prezzo attualizzato non rispecchi il reale valore dell’immobile, considerando i ribassi del mercato di oggi, pari anche al 40%, se solo si confrontano i prezzi odierni con quelli di 7-8 anni fà..
In tanti hanno visto in questa normativa anche una evoluzione del ruolo banca come agenzia immobiliare diretta: banche come Unicredit (tramite liberi professionisti da loro formati) e Intesa Sanpaolo (tramite agenti da loro dipendenti) si stanno già muovendo in tale direzione. L’interesse delle banche nei confronti del mercato immobiliare si può interpretare come il tentativo di liquidare in fretta numerosi immobili ipotecati, favorire la vendita degli immobili all’asta e allargare i servizi per la propria clientela, ponendosi come primo punto di partenza per una ripresa del mercato.
Ad ogni modo, le più recenti modifiche a questo decreto rendono effettivamente la normativa più a misura del cittadino: saranno ad esempio 18, e non più 7, le rate che faranno partire lo stato di morosità e che consentiranno alla banca di vendere direttamente la casa. Inoltre, a differenza di quanto dichiarato in un primo momento, tali novità non si applicheranno ai contratti già in essere nemmeno in caso di surroga.