Avete meno di trenta anni, abitate al Sud e volete accendere un mutuo? Siete sicuri di avere le garanzie giuste, quelle stesse che convinceranno la banca a elargire un prestito? In caso contrario per voi il sogno di possedere le quattro pareti domestiche, resterà solo un miraggio. L’allarme è stato lanciato ancora una volta da Mutui.it che in queste settimane ha effettuato degli studi in merito e ha garantito un quadro tutt’altro che consolante. Se a questo si aggiunge la crisi economica e i posti di lavoro che continuano a saltare, è facile immaginare come il settore sia destinato a crollare e la situazione a peggiorare. Se al Nord ancora uno spiraglio si continua a vedere, nel Meridione è difficile credere che per i ragazzi senza proprietà pregresse o somme di denaro da versare in anticipo interessanti si possa profilare un futuro fatto di investimenti sul mattone.
Gli under 30 sognano di costruirsi una famiglia dopo aver sistemato casa, ma possono farlo solo se scelgono affitto che pure resta tra i più alti d’Europa. Una condizione che logora giorno dopo giorno resa ancora più insopportabile dal precariato o dalla totale assenza di un impiego. Ciò compromette il responso degli istituti di credito e più le zone hanno uno scarso impatto lavorativo e più ovviamente si resta senza casa di proprietà. A soffrire di più in tal senso, sono i giovani di Puglia, Calabria, Basilicata, Sicilia e Campania.
La società immobiliare attiva su internet indica come nelle regioni del Sud Italia i preventivi sono stati richiesti per il 18% proprio da giovani Under 30, ma solo per il 3 per cento la risposta è stata positiva. Sull’argomento è intervenuto Alberto Genovese, amministratore delegato di Mutui.it il quela ha detto: “La questione riguarda l’assenza di contratti di lavoro stabili e l’indisponibilità di un cointestatario o di un garante le motivazioni di questo freno alla concessione del mutuo. La richiesta media è 133.000€ (e quindi comunque molto meno della media nazionale, di 150.000€), pari al 74% del valore dell’immobile da acquistare‘ si legge all’interno della ricerca ‘nel 60% dei casi si preferisce il tasso fisso (percentuale superiore rispetto alla media, del 54%), solo nel 16% quello variabile (25% a livello italiano)“.