Un affare a svariati zeri che anno dopo anno ha indebitato le famiglie, quello condotto meticolosamente dalle banche negli Usa secondo quanto ritiene lo stesso governo che adesso sarebbe pronto a chiedere i danni. Miliardi di dollari di profitto hanno indebolito tutti gli altri e avuto un peso nella crisi economica a livello globale. Sono trascorsi tre anni da quando l’America ha reso noto lo scandalo immobiliare, ma adesso non si capisce bene chi deve pagare i danni e soprattutto in che modo può farlo. Ecco perchè nelle scorse ore a prendere la situazione in mano intanto ci ha pensato una agenzia del governo federale la quale ha fatto causa per danni a 17 tra i maggiori istituti finanziari al mondo. Basta fare i nomi per lasciare tutti di sorpresa, visto che non si parla di certo di sconosciuti. Si tratta di Bank of America, Citigroup, J.P. Morgan Chase, Goldman Sachs, e Morgan Stanley, di Deutsche Bank, Nomura, Royal Bank of Scotland, Hsbc, Société Générale e via continuando.
Una serie di azioni legati depositate presso i tribunali federali di New York e del Connecticut in cui il risarcimento ammonterebbe a oltre 100 miliardi di dollari. Di questi 33 sono stati chiesti a J.P. Morgan e oltre 30 a Bank of America. Nessuno ha poi dimenticato lo svizzero Ubs, con una causa che pende sul capo già nel luglio scorso per 900 milioni. Arrivati a questo punto, comunque, l’unico obiettivo è quello di risollevare la situazione e anche di evitare che si scivoli ancora più in basso, ecco perchè in linea generale qualunque azione punitiva è accolta bene e in più restituisce ai consumatori la fiducia persa per strada negli scorsi mesi.
Tuttavia la reazione della Borsa non è stata positiva e la settimana è stata chiusa con tutti i titoli degli istituti finanziari interessati in negativo. Bank of America ha perso l’8,3%, Goldman Sachs il 4,5 e J.P. Morgan Chase il 4,6. A tal proposito, come ha detto l’analista di Amp Capital Investors Ltd Nader Naeimi: “Un’azione legale del genere causa un’incertezza che si può trascinare per anni e questo crea forte nervosismo tra gli investitori”.